Cenni di anatomofisiologia: le vie lacrimali
Percorso delle lacrime: dalla loro produzione alla loro eliminazione
Le lacrime, prodotte dalla ghiandola lacrimale, vengono distribuite uniformemente sulla superficie oculare (costituendo il film lacrimale) dalla chiusura involontaria delle palpebre (ammiccamento). La rapida apertura delle palpebre con l’ammicamento consente una rapida distribuzione sulla superficie oculare dello strato lipidico del film lacrimale. Nel giro di alcuni secondi però questo si assottiglia per l’evaporazione dello strato intermedio acquoso, con conseguente contatto tra lo strato superficiale lipidico e lo strato mucoso, determinando la rottura del film lacrimale, ma un nuovo ammiccamento permette il ripristino della condizione di partenza. Il film lacrimale grazie alla sua complessità, riesce ad essere stabile per almeno 15 secondi, infatti la porzione lipidica superficiale, nonostante sia costantemente sottoposta a cicli di compressione ed espansione (l’ammiccamento), riesce a mantenere una perfetta integrità ed una incredibile flessibilità. Il tasso di evaporazione dello strato acquoso dipende da numerosi fattori, dalla superficie di esposizione dell’occhio, dalle condizioni ambientali, (vento, umidità relativa, temperatura), dalla resistenza dello strato lipidico del film. Normalmente circa un terzo dell’acqua presente nel film lacrimale evapora dalla superficie dell’occhio. La porzione che non evapora scorre lungo il bordo palpebrale inferiore e la superficie oculare (menisco lacrimale) per andare a finire nei puntini lacrimali e tramite i canalini lacrimali nel sacco lacrimale per terminare infine, tramite il dotto nasolacrimale, nel meato nasale inferiore.
Tutti sanno che la superficie oculare è continuamente bagnata dalle lacrime, ma pochi conoscono la particolare importanza che riveste questa sottile pellicola liquida, detta appunto film lacrimale fintanto che, una sua alterazione quantitativa o qualitativa, è responsabile di una fastidiosa sintomatologia dolorosa od è responsabile di una visione sfuocata, se non disturbi più gravi come la sindrome di Sjögren. La componente acquosa delle lacrime è prodotta dalla ghiandola lacrimale principale, che è alloggiata nell’angolo supero-esterno dell’orbita e dalle ghiandole lacrimali accessorie, (ghiandole di Krause e di Wolfring) distribuite nei fornici della mucosa congiuntivale. Alla componente acquosa si aggiungono le secrezioni delle ghiandole mucipare (caliciformi congiuntivali, Globet cell), dello strato lipidico (Meibomio e Zeiss delle palpebre,) e sudoripare (Moll palpebrali). Con l’ammiccamento (la chiusura palpebrale), le lacrime sono distribuite uniformemente sulla superficie oculare e la porzione che non evapora (circa 2/3), viaggia nel menisco inferiore (vedi foto) del bordo palpebrale (che essendo bagnato dallo strato lipidico, ne impedisce il loro straripamento), raggiungono i puntini lacrimali (uno superiore ed uno inferiore). Dai puntini lacrimali inizia la via lacrimale con i canalicoli lacrimali (lunghi circa 8 mm) superiore ed inferiore; questi si uniscono poi a formare un canalicolo comune che si apre infine nella parete laterale del sacco lacrimale. Questo si prosegue nel dotto naso-lacrimale che sbocca nel meato inferiore del nasofaringe.
Il film lacrimaleIl film lacrimale è quel sottile strato di liquido (di circa 8 µ, il suo spessore è variabile a seconda della porzione considerata e risulta massimo a livello della cornea) composto per il 98% di acqua e per il restante 2% da proteine e lipidi, che viene continuamente ed uniformemente distribuito sulla superficie oculare dalla chiusura delle palpebre e che svolge insostituibili funzioni per la nostra vista. E’ in grado infatti di migliorare la qualità ottica dell’immagine regolarizzando la superficie corneale (ha un indice di refrazione di 1,33, molto vicino a quello della cornea); consente un’adeguata lubrificazione riducendo l’attrito delle palpebre, permette il trasporto e la diffusione di molecole (ossigeno, anidride carbonica,ioni, mucine, lipidi con un pH leggermente alcalino 7,3/7,8) elementi vitali per la sopravvivenza degli epiteli e della cornea, possiede spiccata attività antibatterica grazie alla presenza di alcuni enzimi ed infine garantisce il ricambio e mantiene pulita la superficie oculare allontanando le impurità provenienti dall’ambiente, gli scarti del metabolismo e le cellule desquamate. Nelle foto (a sinistra) si riconosce la diffrazione della luce sullo strato lipidico, a destra si vede il menisco formato dal film lacrimale tra il bordo palpebrale e la cornea (normale se sua altezza è compresa tra 0.2-0.5 mm).
La superficie oculare ed il film lacrimale funzionano come una un’unica entità funzionale e l’equilibrio e l’integrità anatomica delle loro componenti (epiteli, ghiandole lacrimali, loro innervazione e risposta immunitaria), l’idoneo pH e la giusta concentrazione elettrolitica e di alcune sostanze organiche, ma anche le condizioni ambientali (vento, umidità relativa e temperatura), hanno diretta influenza sul suo fisiologico funzionamento. Le lacrime sono continuamente e uniformemente distribuite sulla mucosa congiuntivale e sulla cornea, dall’ammicamento (la chiusura involontaria delle palpebre che ognuno di noi compie almeno 12-14 volte al minuto). Queste sono prodotte dalle ghiandole lacrimali accessorie (produzione lacrimale basale). La secrezione basale che varia notevolmente a seconda delle condizioni psicofisiche e dell’ambiente, è dell’ordine di 0,6-1,1 µl/min (per raffronto: una goccia di collirio = circa 35 µl) e circa 1/3 di questa viene dispersa per evaporazione tra un ammiccamento e l’altro sulla superficie corneo-congiuntivale di circa 16 cmq. Sulla superficie oculare ci sono circa 10 µl di lacrime distribuite in 7/9 µl nei sacchi congiuntivali, 2 µl nei menischi palpebrali ed 1 µl disteso sulla superficie oculare esposta. All’ abbondante lacrimazione riflessa che raggiunge i 4,4 µl/min (in risposta a stimoli irritativi, infiammatori ed emozionali) è preposta invece la ghiandola lacrimale principale, situata nell’angolo supero esterno dell’orbita (se si solleva la palpebra superiore in quest’area la si può parzialmente vedere in rapporto con il bulbo oculare). Dopo anestesia topica (con collirio anestetico) la secrezione lacrimale si riduce a 0,2 µl/min (importante ricordarlo al paziente dopo avere controllato la pressione oculare) e scompare del tutto dopo anestesia generale (motivo delle frequenti cheratiti superficiali dopo gli interventi chirurgici quando gli occhi non vengono adeguatamente chiusi con cerotti).
Il film lacrimale è costituito da tre strati che dall’esterno all’interno sono:
- un sottile strato lipidico superficiale di circa 0,1-0,2 µ, prodotto dalle ghiandole di Meibomio (ghiandole che possiedono recettori sia per gli ormoni maschili che femminili) che ha la funzione di ritardare l’evaporazione dello strato acquoso sottostante, aumenta la tensione superficiale favorendo la stabilità del film, impedisce la fuoriuscita delle lacrime dai margini palpebrali e mantiene l’idratazione durante le ore di sonno;
- uno strato acquoso intermedio di circa 7-8 µ prodotto dalla ghiandola lacrimale principale (lacrimazione riflessa) e dalla accessorie di Krause e Wolfring (lacrimazione basale) distribuite nella mucosa congiuntivale ed è composto da differenti molecole (elettroliti, proteine, aminoacidi, ac.organici) con funzioni enzimatiche ed antibatteriche (lysozyma, lactoferrina) che provvedono alla protezione alla nutrizione e al ricambio dell’epitelio (EGF,IL-1RA), oltre a ridurre l’attrito dell’ammiccamento e a lavare la superficie oculare dalle numerose impurità che vi si depositano
- uno strato più interno di quasi 1 µ di mucina dalla spiccata idrofilia (è questo strato che permette a quello acquoso di diffondersi sull’epitelio corneale altrimenti fortemente idrofobo), prodotto dalla cellule mucipare congiuntivali (Globet cell), dalle cripte di Henle e dalle ghiandole di Manz congiuntivali.
L’Occhio Secco (Sindromi da Disfunzione Lacrimale)
Nello schema, tratto da ( The Definition and Classification of Dry Eye Disease: Report of the Definition and Classication Subcommittee of the International Dry Eye Work Shop (2007) viene illustrata la distinzione di occhio secco da ridotta produzione lacrimale e da eccessiva evaporazione lacrimale. Il termine francese “milieu” a sinistra nello schema è usato per distinguere condizioni soggettive del paziente (“milieu interieur”) e quelle come risultato di esposizione a condizioni esterne (“milieu exterieur”).
La sindrome da disfunzione lacrimale od “occhio secco” ha una prevalenza che varia tra il 7 ed il 34% della popolazione, e viene definito come:
“una malattia multifattoriale del film e della superficie oculare che determina sintomi oculari, disturbi della visione, ed instabilità del film con potenziale danno alla superficie oculare che si accompagna ad incremento dell’osmolarità del film e infiammazione della superficie oculare”.
Può essere secondario ad una:
• sua eccessiva evaporazione (causa qualitativa) dove alterazioni qualitative sono responsabili di un’eccessiva evaporazione della componente acquosa del film lacrimale
• sua ridotta produzione (causa quantitativa) od ostruzione dei dotti delle ghiandole lacrimali (ipolacrimie).
CAUSE DI IPOSECREZIONE DELLE LACRIME:
Si distingue in questo gruppo di condizioni iposecretive:
– l’occhio secco associato a Sindrome di Sjogren (Sjogren Syndrome-associated Dry Eye – SSDE)
– occhio secco non associato a Sindrome di Sjogren (Non-Sjogren Syndrome-associated Dry Eye – NSSDE) .
Occhio secco associato a Sindrome di Sjogren (SSDE)
La Sindrome di Sjogren (SS) è una malattia che interessa elettivamente le ghiandole lacrimali e salivari (anche se altri organi possono essere coinvolti). Tali ghiandole vengono colpite da un processo autoimmune con infiltrazione di cellule-T che provocano la morte delle cellule acinari e canalicolari e secondaria iposecrezione delle lacrime e della saliva, infiammazione della ghiandola lacrimale e presenza di mediatori dell’infiammazione sia nelle lacrime che nella congiuntiva. Vengono riconosciute due forme di SS. La SS Primaria consiste nella presenza di occhio secco da riduzione della produzione lacrimale in combinazione con i sintomi di bocca secca, presenza di autoanticorpi specifici, evidenza di una ridotta secrezione salivare e score positivo alla biopsia di una ghiandola salivare minore. Nella SS Secondaria, alle alterazioni descritte nella SS Primaria, si associano le caratteristiche di una definita malattia connettivale autoimmune, come l’artrite reumatoide, la più frequente, il lupus eritematoso sistemico (LES), la poliarterite nodosa, la granulomatosi di Wegener, la sclerosi sistemica, la sclerosi biliare primaria o la malattia del tessuto connettivo misto. Le cause scatenanti responsabili del danno ghiandolare autoimmune non sono note, ma tra i fattori di rischio si riconoscono il profilo genetico, lo stato degli androgeni (un basso livello di androgeni favorisce un evento infiammatorio nei tessuti mirati) e l’esposizione ad agenti ambientali, considerando anche le infezioni virali che intaccano la ghiandola lacrimale o ambienti inquinati, l’insufficienza nutrizionale di omega-3 e altri acidi grassi polinsaturi e una scarsa assunzione di vitamina C.
Occhio secco NON associato a Sindrome di Sjogren (NSSDE)
Nelle foto in alto a sinistra la distribuzione nella palpebra superiore delle ghiandole di Meibomio (sono circa 40 nella superiore e 30 nell’inferiore) ed il loro sbocco sul bordo palpebrale dietro la radice delle ciglia (si osserva il secreto lipidico abbondante giallastro di una di esse). Nelle foto inferiori l’abbondante secrezione dalle ghiandole in un caso di infezione delle ghiandole (Meibomite). La blefarite, ossia l’infiammazione del bordo palpebrale, è quasi sempre associata alla Meibomite. Nella maggior parte dei casi la blefarite è cronica con periodi alternati di miglioramento e peggioramento della sintomatologia associata e richiede lunghi periodi di trattamento per essere tenuta sotto controllo. Nelle fasi acute è necessario seguire una terapia a base di pomate od unguenti antibiotici/cortisonici. Punto chiave della terapia di tali patologie è l’accurata igiene del bordo palpebrale e delle ciglia.
Lo strato lipidico esterno del film lacrimale ha la funzione di ritardare l’evaporazione dello strato acquoso sottostante, di aumentare la tensione superficiale (favorendo la stabilità del film), di impedire la fuoriuscita delle lacrime dai margini palpebrali ed è in grado di mantenere una sufficiente idratazione corneale durante le ore di sonno con le palpebre chiuse. Lo strato lipidico è prodotto dalle ghiandole di Meibomio, ghiandole sebacee situate nella parete delle palpebre che possiedono recettori ormonali, circa 40 nella palpebra superiore e circa 30 nella inferiore, il cui dotto escretore sbocca sul bordo palpebrale posteriormente alle ciglia.
ETA’: a carico del film lacrimale con l’invecchiamento si verificano cambiamenti fisiologici che possono predisporre all’occhio secco, inclusi la diminuzione del volume e del flusso lacrimale, l’aumento dell’osmolarità, la diminuzione della stabilità del film lacrimale e le alterazioni della componente lipidica secreta dalle ghiandole di Meibomio. Questi fattori sono responsabili di una maggiore evaporazione del film lacrimale con conseguente comparsa di sintomi tipici come senso di corpo estraneo, bruciore, aumento della frequenza dell’ammiccamento.
FATTORI AMBIENTALI AVVERSI: i fattori ambientali che modificano le ideali condizioni di umidità e temperatura, come lo stazionare in luoghi con aria condizionata, l’aumento della temperatura, il vento, l’elevata altitudine, il fumo di sigaretta, la polvere e l’inquinamento, possono essere da soli o in concomitanza, responsabili della comparsa dei sintomi di occhio secco.
ALTRI FATTORI LEGATI AL PEGGIORAMENTO DEI SINTOMI: riduzione della chiusura delle palpebre o della frequenza di ammiccamento davanti a devices elettronici (smartphones, pc, tablets) e menopausa (alterazioni si verificano soprattutto in signore dopo il cambiamento dell’ assetto ormonale, in quanto presenti recettori ormonali sulle ghiandole di Meibomio).
ALTRE PATOLOGIE OCULARI ASSOCIATE: blefarite posteriore, congiuntiviti croniche, soprattutto le forme allergiche (anamnesi positiva per allergia è presente nel 36% di pazienti con occhio secco), assunzione di alcuni farmaci (come gli antistaminici, alcuni diuretici e ansiolitici, i betabloccanti, gli anticoncezionali orali nonché la terapia cronica con colliri antiglaucoma e l’uso prolungato delle lenti a contatto). Inoltre patologie palpebrali come malposizioni, lagoftalmo, paralisi del VII nervo cranico possono associarsi a forme gravi di secchezza oculare.
PATOLOGIE SISTEMICHE ASSOCIATE: condizioni autoimmuni come il Lupus, l’artrite reumatoide, il diabete, il Parkinson, alterazioni funzionalità della tiroide e la sindrome di Sjögren.
Come si forma l’occhio secco
Le modalità mediante le quali si realizza l’occhio secco sono l’iperosmolarità lacrimale (secondaria ad un aumento dell’evaporazione lacrimale dalla superficie oculare esposta in condizioni di ridotta produzione lacrimale, o ad un’aumentata evaporazione lacrimale nell’occhio secco evaporativo, o la combinazione di entrambi i meccanismi) e l’instabilità del film lacrimale.
Test disponibili presso il Nostro Studio per la valutazione del film lacrimale
Sono tanti ii test proposti per lo studio del film lacrimale:
- Test di Schirmer per una valutazione quantitativa delle lacrime: semplice ed indolore, consiste nell’applicazione di due striscette di carta assorbente graduata a inserite nel fornice congiuntivale a contatto con la congiuntiva, chiudendo gli occhi. Dopo 5′ si osservano i mm di carta bagnati dalle lacrime. Sotto 10 mm si ha uno stato di ipolacrimia.
- Test con Rosa Bengala per evidenziare le cellule epiteliali morte, ma anche quelle che presentano solo un insufficiente rivestimento di mucina. Una soluzione all’1% del colorante vitale Rosa Bengala viene instillata nel fornice congiuntivale per osservare dopo poco la colorazione delle aree corneo-congiuntivali erose (è però un po’ doloroso, per tale motivo poco utilizzato).
- Test del verde di lissamina, anche questo scarsamente utilizzato
- Test con la Fluoresceina per valutare il menisco lacrimale e danni epiteliali. Inoltre con lo stesso colorante si valuta la stabilità del film lacrimale con il Break up time (o BUT). Esso misura il tempo durante il quale il tessuto lacrimale rimane disteso ed integro sulla superficie oculare. Si instilla la fluoresceina e si chiede al paziente di ammiccare più volte. Si invita quindi il paziente a tenere gli occhi aperti e a guardare diritto. Viene misurato il tempo intercorrente tra l’ultimo ammiccamento e la formazione di piccole aree asciutte (dry spots – che appaiono più scure) sulla superficie corneale. Un tempo di rottura del film lacrimale superiore a 15” è considerato normale, mentre un tempo di rottura inferiore ai 10” è da considerarsi patologico. La riduzione del BUT è espressione di uno stato di instabilità del film lacrimale, che può essere dovuto a:
• eccessiva concentrazione in lipidi polari sulla superficie;
• ridotto spessore del film lacrimale;
• irregolarità della superficie oculare;
• presenza di agenti surfactanti (es. conservanti).
- Misurazione della osmolarità lacrimale mediante strumento Tear Lab System: L’iperosmolarità lacrimale è il segno caratteristico delle sindromi secche. Pertanto la misura di questo parametro è stata proposta come gold standard per la diagnosi di cheratocongiuntivite secca.
- Meibografia: tecnologia diagnostica che permette la valutazione del grado di atrofia delle ghiandole di Meibomio associata alle forme severe di occhio secco
SEGNI E SINTOMI DEL PAZIENTE
- Sensazione di corpo estraneo associata, a gradi variabili di bruciore
- Prurito intenso
- Ipensibilità alla luce (fotofobia)
- Ammiccamento frequente
- Intensa iperemia congiuntivale, che può associarsi a sofferenza epiteliale sino a vere e proprie erosioni corneali valutabili durante la visita oculistica
- Nei portatori di lenti a contatto si verifica una ridotta tolleranza alle lenti a volte con cheratite puntata
- Nelle forme più gravi si possono presentare: ulcere corneali, neovasi corneali, leucomi (opacamento della cornea)
- Lacrimazione o sensazione di occhio “bagnato” (sembra un sintomo stranamente associato all’ occhio secco, ma uno stimolo infiammatorio cronico può produrre una iperlacrimazione “anarchica” molto fastidiosa)
- visione appannata
- dolore puntorio
INOLTRE…Alterazioni anatomopatologiche delle palpebre (ectropion, entropion, lagoftalmo, etc.), deficit di innervazione o di trofismo dell’epitelio corneale e le infiammazioni degli annessi oculari, come la blefarite, le meiboimite (infiammazioni delle Gh. Di Meibomio), gli orzaioli, i calazi, le congiuntiviti allergiche, etc. possono essere responsabili della sindrome da occhio secco alterando la qualità e la quantità del film lacrimale.
E’ molto importante l’anamnesi con l’analisi di possibile esposizione a fattori ambientali che potrebbero predisporre all’occhio secco. L’uso prolungato del computer o la lettura prolungata, l’iniziale intollerabilità all’utilizzo di lenti a contatto, frequenti viaggi in aereo o l’esposizione ad ambienti con luce ed aria condizionata, o al fumo della sigaretta o ad altri allergeni ambientali, la preesistenza di alcune patologie infiammatorie autoimmuni o uno stato allergico, l’assunzione di farmaci ed un particolare stile di vita sono tutte condizioni favorenti lo sviluppo di una sindrome da occhio secco.
TERAPIA
La sindrome da disfunzione lacrimale (occhio secco) è una patologia complessa e multifattoriale ed ancora oggi non esiste un’unica terapia efficace per tutti i pazienti e per tutte le cause. Una terapia efficace non potrà avere come unico scopo il ripristino del volume lacrimale, ma dovrà affrontare i meccanismi coinvolti nella patogenesi del danno nelle diverse. Attualmente le possibilità terapeutiche si indirizzano:
• a sostituire (almeno nel volume) le lacrime mancanti,
• a conservare le lacrime presenti,
• a stimolare la produzione di lacrime o almeno di alcune componenti
• a ridurre lo stato infiammatorio sempre associato all’occhio secco.
Controllare l’ambiente. Il paziente che presenta una sindrome da disfunzione lacrimale deve prestare particolare attenzione all’ambiente in cui vive e lavora. Deve ridurre le correnti d’aria e cercare il giusto grado d’umidità possibilmente evitando ambienti polverosi e fumosi (il fumo della sigaretta e particolarmente dannoso anche in questo caso). Inoltre deve evitare il getto dei condizionatori d’aria, quello dell’auto e dei finestrini, magari indossando un paio di occhiali protettivi (che da soli consentono un aumento di umidità tra occhio e lente del 2% riducendo l’ evaporazione).
Qualche rapido consiglio:
– Quando presente un uso prolungato, interrompere l’ uso del videoterminale ogni 20-30 minuti fai una piccola pausa con massaggio agli occhi con le palpebre chiuse e poi guarda qualche secondo all’infinito (fuori della finestra)
– Chiudi frequentemente le palpebre (al computer e alla lettura prolungata si battono molto meno le palpebre da 15 volte al minuto a meno della metà)
– Usa le gocce prescritte “prima” dello svolgimento di attività che possano esporre gli occhi ad asciugarsi e “prima” della comparsa dei sintomi.
– In casa utilizza degli umidificatore sopra i termosifoni
– Proteggi gli occhi con gli occhiali da sole avvolgenti nelle condizioni asciutte piene di sole, ventose.
– Se possibile evita il fumo diretto ed indiretto
– Attenzione all’alimentazione ed aumenta l’apporto di acqua, (limita la caffeina che può causare disidratazione). Gli studi suggeriscono che gli acidi grassi omega-3 (disponibili nei supplementi ed in alimenti quali i pesci, le noci e l’olio di seme di lino oleosi) possano alleviare l’occhio secco.
Igiene palpebrale. Nelle forme di infiammazione croniche delle palpebre (blefariti, calazi, meibomiti, etc.) una corretta igiene con impacchi caldi ed energica pulizia del bordo associata alla terapia sostitutiva delle lacrime consente un notevole miglioramento della sintomatologia. In caso di sindrome da occhio secco secondaria a blefariti croniche, può essere utile indagare su intolleranze alimentari (di cui si potrebbe ignorare l’ esistenza) e associare integratori probiotici per migliorare la flora intestinale batterica.
Sostituzione del film lacrimale. L’azione dei sostituti lacrimali (dette impropriamente lacrime artificiali) è:
• diluente (ripristino della componente acquosa per diluire le componenti solubili delle lacrime), azione di volume (ripristino del normale volume delle lacrime),
• stabilizzante (mantenere e ripristinare la stabilità del film lacrimale, assicurando l’umidità della superficie corneo-congiuntivale esposta ed una uniforme disposizione del film che la ricopre),
• mucomimetica (mimano le funzioni dello strato mucoproteico),
• correttiva (effetto tampone per correggere alterazioni del pH, ipotoniche per correggere sfortunatamente solo in modo temporaneo l’eccessiva pressione osmotica da iper-evaporazione, attività mucolitica in caso di eccesso di mucina).
Oggi è possibile utilizzare soluzioni si sostituti lacrimali senza conservanti che consentono di aumentare la frequenza di somministrazione del lubrificante senza effetti collaterali. Inoltre sono disponibili gel e pomate umettanti che consentono di coprire la fisiologica riduzione di lacrimazione durante la notte. Va inoltre ricordato che tali colliri non hanno nessuna azione antidolorifica od antinfiammatoria per cui devono essere utilizzati prima che compaiano i sintomi e non quando questi siano già presenti.
Negli ultimi anni nelle forme più gravi di cheratocongiunivite secca nei quali pazienti manifestavano reazioni tossiche ai colliri è stato impiegato con successo il siero autologo (chiamato anche gel piastrinico). Il Dott. Brusasco Luca, insieme a colleghi oculisti ed ematologi dell’ Ospedale di Alessandria, sta sperimentando un innovativo protocollo utilizzando un collirio preparato da sangue cordonale da donatore, ricco di fattori di crescita e cellule staminali con risultati promettenti.
L’impiego di farmaci antinfiammatori topici nella terapia della cherato-congiuntivite secca, appare utile per migliorare sia i sintomi che i segni presenti sulla superficie oculare e studi clinici hanno mostrato che l’uso di corticosteroidi è in grado di migliorare rapidamente non solo i sintomi, ma anche il quadro anatomico epiteliale dei pazienti con occhio secco. La terapia cortisonica deve iniziata tempestivamente in modo ciclico per tempi brevi e sempre sotto controllo dell’oculista per evitare gli effetti collaterali dei cortisonici.
Riduzione del deflusso. Sono da alcuni anni presenti in commercio dei piccoli “tappi” (plugs) da applicare ai puntini lacrimali (i piccoli buchini presenti sulle palpebre vicino al naso che convogliano le lacrime al canalino lacrimale) con lo scopo di aumentare la permanenza delle poche lacrime prodotte, terapia in genere riservata alle forme molto gravi iposecretive.
Altre terapie complementari
In Letteratura è riportato l’ uso con buona % di controllo della sintomatologia di alcuni integratori contenenti Omega 3 o 6, che possono migliorare la funzione ghiandolare e ridurre lo stato infiammatorio della superficie oculare.
Per le forme di occhio secco evaporative (la maggior parte dei casi) la tecnologia biomedica da qualche anno ci ha messo a disposizione una nuova possibilità terapeutica con un elevatissimo tasso di successo: la luce pulsata ad alta intensità (IPL) associata alla radiofrequenza (RF).
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